L. CHRETIEN
Negli anni venti diversi inventori si scatenarono nel cercare di ottenere dei circuiti supereterodina più sensibili e performanti. Lo Strobodyne inventato da L.Chrétien nel 1927 è, come l'Ultradyne, uno dei più originali.
Il circuito mescolatore STROBODYNE
Parlare di fenomeno stroboscopico per un circuito mescolatore a radiofrequenza potrebbe sembrare un’incoerenza, ma è proprio con questo principio ottico che il Signor Lucien Chrétien, ingegnere Francese ed inventore dello Strobodyne, paragonava il suo circuito mescolatore. L’effetto stroboscopico è un fenomeno che, sotto determinate condizioni di luce, fa sembrare un corpo ruotante fermo o ruotare lentamente in un senso o nell’altro. E’ un effetto ottico dovuto alla persistenza retinica. Se un disco di colore bianco, con disegnata una riga di colore nero (vedi figura 1), fosse applicato all’asse di un motore fatto girare (in senso orario) ad esempio a 1500 giri al minuto la linea nera diventerebbe invisibile. Ciò è imputato alla velocità elevata del motore. Supponiamo di accendere e spegnere la luce della stanza, dove si trova il motore, 1499 volte al minuto allora si vedrebbe girare, in senso orario, la linea lentamente sul disco al ritmo di 1 giro al minuto (Fig.1B). Se invece cambiassimo la “frequenza” (Acceso/Spento) della luce aumentandola di un po’, per esempio a 1501, vedremmo girare la linea nera in senso antiorario a un giro il minuto (Fig.1C). Con una frequenza di accensione/spegnimento della luce di 1500 giri/min la linea sembrerebbe fissa come in fig.1A. La frequenza di rotazione del disco, che nel primo esempio è di 1500 giri/min. e quella della luce di 1499, dà come frequenza risultante: 1500 – 1499 = 1, oppure nel secondo caso 1501 – 1500 = 1 giro al minuto che è la frequenza visiva o ottica che noi percepiamo nella retina.
Il circuito Strobodyne è basato sullo stesso principio eccetto che è, ovviamente, un fenomeno elettrico che avviene al posto di quello ottico. L’inventore paragonava i giri del motore con la Frequenza di Ricezione e la frequenza della luce con quella dell’Oscillatore Locale, la differenza tra le due è la Media Frequenza o Frequenza Intermedia. Forse l’analogia non è delle più azzeccate ma L. Chrétien nei suoi libri, anche in quelli più recenti (che risalgono alla metà degli anni 60), ha sempre scritto, riferendosi al suo mixer, di “effetto stroboscopico”. Inoltre egli faceva un’altra analogia con l’”Ondografo”, strumento inventato dal Francese Meur Edouard Hospitalier nel 1902 che anch’egli lo paragonava al fenomeno stroboscopico. Questo strumento serviva a registrare graficamente (inchiostro su carta) variazioni oscillatorie come quelle delle tensioni o correnti alternate, una specie di oscillografo. L’Ondografo permetteva di registrare fenomeni veloci in modo più lento, in pratica trasformava la frequenza da misurare in una più bassa utilizzando un sistema elettromeccanico e quindi effettuava una vera traslazione di frequenza. In realtà Chrétien parlava pure di campionamento o d’interruzione (make and break e découpage) della frequenza, quest’ultima spiegazione senz’altro più realistica. Il principio del circuito Strobodyne è il seguente: ad un circuito accordato alla frequenza di ricezione viene applicata, in parallelo o in serie, una impedenza o resistenza variabile il cui valore varia al ritmo della frequenza dell’oscillatore locale. Questa variazione veloce non è altro che un’interruzione ritmica del segnale desiderato che in pratica produce la frequenza di traslazione voluta la quale viene selezionata e prelevata nel trasformatore di media frequenza. Come si può notare anche qui abbiamo a che fare con un mixer a commutazione (o switching). Non si può non paragonarlo al circuito Ultradyne di R.E. Lacault dove il segnale RF varia velocemente la resistenza interna (placca/filamento) della valvola. Nel circuito di Chrétien è però il segnale dell’oscillatore che produce la variazione o l’interruzione e non quello a radiofrequenza.
Nel suo circuito originale Chrétien utilizzò un triodo, come si può vedere nella figura 2. Il segnale RF, selezionato da L1/C1, è collegato al punto intermedio M (ciò dovrebbe produrre un’alta reiezione del segnale dell’oscillatore nel circuito L1/C1 e quindi in antenna) e inviato sulla griglia controllo tramite il ponte di Wheatstone composto da L2, L3, C2 e C3, che fanno parte del circuito risonante dell’oscillatore, P è la bobina di feedback. L’alternanza di polarità della tensione dell’oscillatore locale che si sviluppa sulla griglia produce un’ampia variazione nella resistenza interna (in sostanza da zero a infinito) della valvola, in questo caso tra griglia e filamento. Quando la griglia è positiva, il segnale RF è soppresso, in pratica viene messo a massa attraverso la bassa resistenza griglia-filamento. Quando la griglia diventa negativa, la sua resistenza verso massa è alta, il segnale RF passa ed è amplificato, chiaramente il livello dell’oscillatore locale va regolato in modo che la tensione negativa non sia troppo alta perché ciò bloccherebbe l’amplificazione.
Nel corso degli anni Chrétien ha trasformato il suo circuito
Strobodyne ad una valvola con uno a due valvole (vedi fig.3). La
prima valvola, un tetrodo, è utilizzata come
amplificatore/interruttore, la seconda è un triodo, come
oscillatore. Il segnale RF è inviato, come di consueto, in griglia ma qui la tensione dell’oscillatore è iniettata nella
placca attraverso il primario del trasformatore a media frequenza
M.F. Questo ci
ricorda più da vicino il circuito Ultradyne, però nello
Strobodyne la placca è alimentata normalmente dalla tensione
anodica, dove quella dell’oscillatore si sovrappone. La tensione
media di placca è molto vicina a quella della griglia schermo
(punto P nella figura 3). L’ampia tensione dell’oscillatore
produce l’aumento o la diminuzione, secondo la sua polarità,
della tensione di placca facendo variare il punto di lavoro
della valvola e sfruttando le caratteristiche particolari del
tetrodo, passa alternativamente dalla zona PQ della curva, dove
il segnale RF transita ed è amplificato, a quella OP, dove il
segnale è interrotto (vedi fig. 3). Ciò provoca virtualmente una
specie di cortocircuito agli estremi del trasformatore di media
frequenza, e quindi, a detta di Chrétien, produce “l’effetto
stroboscopico” o forse sarebbe meglio dire l’effetto ON/OFF.
Note: 1- In realtà lo Strobodyne si basa sullo stesso principio dell’Ultradyne, cioè quello di usare la valvola come interruttore automatico per interrompere ritmicamente il segnale RF oppure quello dell’OL, per poter creare la M.F. Forse L. Chrétien fu ispirato dai lavori di R.E. Lacault e cercò di perfezionare l’idea, all’epoca si conoscevano e avevano lavorato insieme.
2-
Spesso
si accredita erroneamente il circuito Strobodyne a Lacault. Egli lo introdusse e sponsorizzò negli Stati Uniti a
metà del 1927 traducendo dal Francese gli articoli tecnici di
Chrétien che furono pubblicati sulla rivista Radio News, inoltre
costruendo un ricevitore con questo sistema adattandolo alla
componentistica Americana. Negli USA ci fu anche una produzione
di radioricevitori, curata da Lacault, denominati appunto
Strobodyne.
In Francia furono diversi i costruttori di apparati radio che
impiegarono il sistema Strobodyne, come Bouchet et Aubignat,
C.A.R.A.C. e O.R.A.
1-
Riferimenti:
www.radiopharos.it
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1a Emissione - Aprile 2012
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